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UNO SGUARDO NEL PASSATO
Durante il rigido febbraio e il non meno aspro inizio del marzo 1956, abbondanti nevicate bloccarono e isolarono diversi paesi della Valle, impedirono il transito stradale e resero difficile l’approvvigionamento.
In quei giorni, gli impiegati residenti nella Valle Roveto per recarsi nei loro uffici di Avezzano furono costretti ad arrivare con il treno fino a Roccasecca, poi a Roma e infine a raggiungere Avezzano con il treno che congiunge la capitale con Pescara.
I nonni raccontano che dovettero togliere metri di neve dai tetti per paura che crollassero. Non si aveva neppure la scala così molte famiglie furono costrette a chiederla in prestito alla Chiesa. Mucchi di neve rimasero fino a Pasqua: la processione di Venerdì Santo percorse le vie del paese ancora innevate!
SAPETE CHE…
Molte coppie decidevano di sposarsi prima dell’arrivo della primavera sia perché c’era ancora poco lavoro nei campi, sia perché, in questo periodo, il cibo preparato per i banchetti non aveva modo di rovinarsi per il caldo (non c’erano i frigoriferi!). I matrimoni non venivano mai celebrati di martedì o venerdì (ancora oggi infatti si dice: “D(e) venere i d(e) marte n(e) ‘nse sposa i n(e) ‘nse parte, n(e) ‘nse dà principio all’arte” -di venerdì e di martedì non bisogna sposarsi, partire, né iniziare un’attività-) ma di giovedì. Dopo le nozze la sposa non usciva fino alla domenica sucessiva, quando si recava a messa accompagnata dai parenti. Per questa occasione sposi e invitati pranzavano a casa dello sposo, mentre nel giovedì il pranzo si teneva a casa della sposa. Gli invitati portavano come regalo “la calozza”, grossa cesta di vimini riempita con zucchero, caffè, farina, polli, galline e conigli allevati in casa, vino e soprattutto uova. Con il contenuto delle diverse “calozze” ricevute si preparavano i due pranzi durante i quali venivano offerti anche i confetti. Spesso i matrimoni venivano allietati con stornelli, canti, balli a suon di organetti e fisarmoniche.
I primi approcci tra i nostri nonni non avvenivano in sala giochi, in discoteca o nei pub, ma in Chiesa, durante i lavori nei campi, quando “s(e) scartucceva” (spannocchiatura –vedi settembre–) o alle fontane. Le ragazze, infatti, si recavano più di una volta alle fonti per riempire la conca, con la speranza di poter incontrare “gliu spuso” (il ragazzo che amavano) che magari, a sera, avrebbe “purtato la serenata”.
A Natale il fidanzato faceva un dono (piccole cose da mangiare) alla sua ragazza che contraccambiava a Pasqua con la “mmutina”, avvolgendo il suo regalo (calzini, camicie…) in un gran fazzoletto. Il proverbio che dicevano fra di loro era: - Chi mmutina n’attacca, mmutina n(e) sciolle! – (Chi non prepara un regalo non deve aspettarsi di scartarne uno per sé).
PROVERBI
• “La neve marzulina dura tra la sera i lla madina.”
La neve che cade nel mese di marzo dura poche ore: dalla sera alla mattina.
• “Marzo e pazzo: solo i acqua, neve i vento, t(e) fa scì gliu sindimendo!”
Marzo è pazzo: sole e pioggia, neve e vento, è un mese che ti fa impazzire!
VOCABOLI DIALETTALI
MANDILO: tovaglia.
SURUETTA: tovagliolo.
VECCHIA FILASTROCCA
Zì frato cappuccì
sta a letto pe murì
c(e) danno l’acqua santa
i gliu fanno r(e)guarì.
GIOCHI DEI NONNI
MEZZALUNA: gioco di gruppo con monete metalliche.
Si disegna una mezzaluna per terra.
Il primo giocatore, scelto con la conta, lancia una moneta verso la riga della mezzaluna cercando di avvicinarsi senza oltrepassarla (altrimenti si annullerebbe il gioco) e così faranno gli altri giocatori. Colui che riesce ad avvicinarsi di più alla linea raccoglie tutte le monete e le lancia in aria mentre dichiara, a voce alta, la scelta fra testa o croce. Quando le monete saranno a terra potrà prendere tutte quelle con la figura precedentemente scelta.
CONSIGLI DELLA NONNA
PIASTRELLE A SPECCHIO
Il pavimento di ceramica del bagno e della cucina brillerà se, all’acqua calda, aggiungete un tappo di ammoniaca e solo un goccio di detersivo per i piatti.
UN’ANTICA RICETTA
FRITTEGLI (frittelle) DI SAN GIUSEPPE
Impastare in una terrina farina, uova, buccia di limone grattuggiato, un pizzico di sale, lievito, latte e zucchero. Mettere a sciogliere lo strutto in una padella, prendere l’impasto con un cucchiaio e friggerlo. Cospargere le frittelle di zucchero.
Realizzato dalla Classe Quinta della Scuola Elementare “R. RIPANDELLI” di Civitella Roveto nell'anno scolastico 2003-2004.
Insegnante: Maria Teresa Alfano
Alunni: Edoardo Alfano, Veronica Corradi, Antonio De Filippis, Marta Fabiani, Sanid Izeti, Eliana Mariani, Fernando Morelli, Raffaele Morelli, Valerio Renzi, Simone Sabatini, Vittoria Sauli, Valerio Tolli.