Dicembre - Alla scoperta di Civitella Roveto

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Dicembre

UNO SGUARDO NEL PASSATO
Il 7 dicembre 1907 nel West Virginia esplodeva la miniera di carbone di Monongah.
In pochi attimi una miscela di gas e polvere spazzò via tante giovani vite che avevano abbandonato i loro più cari affetti alla ricerca di un lavoro stabile, di una vita migliore.
Molti ragazzi che provenivano da Civitella Roveto, Canistro, Civita D’Antino, sfidarono l’oceano, agli inizi del ‘900, per raggiungere l’America con la speranza di tornare un giorno a casa dopo aver fatto fortuna nel Nuovo Continente. Trascorrevano intere giornate sotto gallerie buie ad estrarre carbone. Lavoravano per cercare di mandare denaro a casa, ignari che in pochi attimi un’esplosione terribile li avrebbe strappati ai sogni, alle speranze, alle loro famiglie.
Sono passati quasi cento anni, ma il dolore vive ancora nei cuori di tanti parenti delle vittime che conservano gelosamente vecchie foto dei loro cari e tramandano di padre in figlio le storie di quell’orribile giorno.

SAPETE CHE…

Nei giorni che vanno da Natale all’Epifania, lungo le vie del paese, a sera inoltrata, aveva luogo una piccola questua fatta da bambini. Tanti fanciulli uscivano in gruppo, bussavano di casa in casa gridando: “I ZUFFI! I ZUFFI!”.
Ricevevano dei poveri doni: mele, noci, nocciole, castagne, fichi secchi, i più fortunati anche pezzi di salsiccia.
Fino a qualche anno fa, in diverse famiglie si faceva la “sabbatina”. Si digiunava, bevendo solo acqua, durante tutta la giornata del 7 dicembre, vigilia dell’Immacolata Concezione. Passata la mezzanotte si cucinava e si mangiava carne alla brace.
Ascoltare i nonni è stato bello e divertente, soprattutto quando ci hanno descritto la gioia che provavano con l’arrivo del mese di dicembre. Erano felici, non solo per la ricorrenza del Santo Natale, ma anche perché si ammazzava il maiale e mangiavano un po’ di più!
I loro genitori erano contenti quando usciva un maiale grasso, esclamavano: -So spartito nu porco beglio! Te quattro teta d(e) lardo!
( molto grasso).-
Oggi, invece, quelle poche persone che allevano ancora il maiale dicono: -So spartito nu beglio porco. Nun te manco nu fio d(e) rasso!
(è magrissimo).-
Dell’animale ammazzato scartavano solo unghie e peli!
Mangiavano ogni parte: “mmascara
” (muso, orecchie…), ossa, zamponi, sangue, grasso…
Preparavano salsicce di carne, di fegato, di trippa. Queste ultime venivano spesso insaccate dentro le budella sfilate “dagl’ammuticcio
”  (parte dell’intestino).
Una volta squartato il maiale veniva diviso in tante piccole parti, alcune di queste venivano donate ad amici o parenti che poi contraccambiavano. Questo piccolo dono era detto “gliummitto
” (piccolo lombo).
A volte invece, chi non aveva avuto la possibilità di allevare un maiale, chiedeva in prestito “gliu ‘nsapurituro
”, un osso del maiale usato per dare più sapore ai fagioli quando cuocevano dentro la "pignata" (recipiente di coccio). Una volta utilizzato veniva restituito al proprietario!
Il grasso del maiale serviva per condire pasta, minestra…per un anno intero, ma anche per preparare il sapone. Veniva infatti messo dentro “gliu cutturiglio
” (paiolo), vi si aggiungeva soda e pece greca e si  lasciava bollire. Prima che il composto diventasse troppo denso veniva versato in stampi di legno e si lasciava raffreddare, per poi essere utilizzato per l’igiene personale e per lavare i panni.

PROVERBI

• “Natale cu gliu solo, Pasqua cu gliu tizzono

Natale con il sole e Pasqua con il fuoco acceso.
• “Natale senza luna, sette pecure nun fao p(e) una

Natale senza luna, sette pecore non ne valgono una (poca lana e poco formaggio).
• “La neve d(e) dicembaro ngrassa i tembra la terra

La Neve di dicembre ingrassa e tempra la terra.

VOCABOLI DIALETTALI

MERUIA E MERUIO
: merla e merlo
PICA
: ghiandaia.

VECCHIA FILASTROCCA

Foco foco ardendo
Rimittimi gliu dendo
Rimittimiglio ritto
Cummo a quio d(e) Gesù Cristo.


GIOCO DEI NONNI

STRUPPIO
(piccola arma).
"Gliu struppio"
si costruisce con un fusto di sambuco dal quale si toglie il midollo, ottenendo così un tubo. Si preparano due pallottoline di stoppa masticata per renderla più compatta.
Una alla volta si introducono le pallottoline nel tubo facendole scorrere fino all’estremità e spingendole con una mazzetta. Si spingono fino a quando schizzano fuori come proiettili. Vince chi è riuscito a costruire “gliu struppio
”  migliore e cioè riesce a mandare più lontano le pallottoline.

CONSIGLI DELLA NONNA

LE PIASTRE SCINTILLANO
Le piastre dei fornelli sono noiosissime da pulire: non vengono mai come si vorrebbe. Si possono ottenere buoni risultati immergendole per qualche ora nell’aceto, limone e acqua. Poi basta una lieve strofinatina per renderle brillanti.

UN’ANTICA RICETTA

SANGUINACCIO
Il sangue del maiale scannato, veniva raccolto nel paiolo. Vi si aggiungeva acqua, un po’ di sale e si portava ad ebollizione. Si lasciava raffreddare, si posava sul tavolo, si tagliava in tanti piccoli pezzi e si condiva con bucce d’arancia, uva passa, sale, pepe, pitartara (aroma: coriandolo). "Gliu sangunaccio"
veniva infilato anche nelle budella per poterlo mangiare ogni tanto in mezzo alla pizza bianca o "agliu pallocco".


Realizzato dalla Classe Quinta della Scuola Elementare “R. RIPANDELLI” di Civitella Roveto nell'anno scolastico 2003-2004.
Insegnante: Maria Teresa Alfano
Alunni: Edoardo Alfano, Veronica Corradi, Antonio De Filippis, Marta Fabiani, Sanid Izeti, Eliana Mariani, Fernando Morelli, Raffaele Morelli, Valerio Renzi, Simone Sabatini, Vittoria Sauli, Valerio Tolli.




 
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